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Aggettivi adeguati 

di Arnaldo Alberti


 

Adeguato è un aggettivo che corrisponde al dovuto, al giusto, alla consuetudine.

 Come dobbiamo allora classificare, con un vocabolo adatto e appropriato, i massacri ordinati da un presidente sionista di Israele in risposta a un’evasione dalla prigione di Gaza di un drappello di militanti armati di Hamas? Abbiamo dimenticato che il gruppo politico e religioso di Hamas è stato scelto democraticamente e direttamente dagli oltre due milioni di carcerati nella striscia confrontati da decenni con la potenza coloniale e l’oppressione di Israele. Come possiamo gustificar le deportazioni di decine di migliaia di palestinesi da nord a sud della striscia di Gaza per ridurre in macerie ogni edificio e permettere, nella battaglia, l’uso indiscriminato di carri armati impossibilitati a operare negli stretti vicoli densamente abitati della Casba della città del Medio Oriente? E’ opportuno e proporzionato radere al suolo migliaia di case, uccidere migliaia di palestinesi dopo decine di anni in cui ogni adolescente o bambino, fra gli oltre due milioni di residenti, appena faceva un gesto di ribellione contro l’esercito d’occupazione gli spaccavano il braccio che aveva tirato le pietre, veniva deportato in Israele e rinchiuso in un carcere dove più non vedeva il cielo. Eppoi gli estimatori del comportamento di quello Stato di carcerieri, supportati da tre miliardi annui di dollari dagli Stati Uniti concessi per comprare ulteriori armamenti nel paese donatore, gridavano che Israele ha diritto di difendersi. Ma infine il diritto di difendersi non competeva fino a ieri alla vittima e non all’aggressore? Ciò non è stato compreso da Ignazio Cassis e dalla sua collega giurassiana. La copia s’è ritrovata in TV per proclamare il fatto che Hamas deve essere dichiarato terrorista. Fingono di non aver visto e sentito delle decine di migliaia di inermi abitanti costretti alla fame e alla sete dai soli terroristi del momento che evidentemente non sono i palestinesi o il loro minuscolo esercito scelto per la difesa del popolo che si è visto sotrrarre arbitrariamente la sua terra. E faceva pena Elisabeth Baume-Schneider, quando dimenticava che i suoi avi giurassiani non sopportavano più i bernesi e dopo alcuni miseri atti “terroristici” hanno risolto, con l’aiuto di Dick Marty il loro problema di simpatie e antipatie etniche. Cassis e la collega giurassiana, entrambi incoscienti e inesperti della difesa della neutralità, esternando una difesa insostenibile e inopportuna dell’ aggresssore hanno ripetuto il tranello, fuori tempo e fuori luogo ideato dagli USA, di definire terroristi i difensori di Golia, che ancora sbandiera il suo vessillo. La stella che un tempo era di Davide ed ora, dopo le stragi, Israele più non se la merita. In questo contesto ricordiamo che mercoledì 25 ottobre, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha annunciato la decisione di sospendere il sostegno finanziario a undici organizzazioni per i diritti umani dei palestinesi senza indicarne il nome e il titolo. Cassis, chissà perché, ce l’ha con l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che dall’inizio degli anni cinquanta assiste i profughi palestinesi. Questa organizzazione, che fa onore alla Svizzera garante della Croce Rossa, a Gaza ha 13.000 dipendenti. Di questi negli ultimi giorni gli israeliani ne hanno ammazzati 108. Il “nostro” ministro degli esteri appena entrato in Consiglio federale ha contribuito a montare il caso insinuando dei sosptti sulla condotta e la morale dell’ allora commissario generale svizzero Kränbuhl, che dimissionò e fu sostituito da un italiano. Con una immediata lettera a Ignazio Cassis, alcuni cittadini e cittadine svizzere hanno chiesto al capo del DFAE, di revocare immediatamente la decisione di bandire le undici organizzazioni svizzere d’aiuto ai Palestinesi della Striscia di Gaza. Intanto, in un lugubre contrappunto i manifestanti per le strade delle città europee di stati soggetti agli USA urlavano che Israele ha diritto di difendersi. Perché? Hamas non è forse uscito dal carcere, tagliando la rete metallica che rinchiudeva in un immenso pollaio oltre due milioni di palestinesi col mandato democratico concessogli dagli occupati di difenderli dagli occupanti? Si confonde l’aggressore (i sionisti di Israele) con l’aggredito (i palestinesi) e si moltiplicano da oltre cinquant’anni, violando ogni decisione dell’ONU, gli atti di di prevaricazione e di coercizione nei confronti di un intero popolo carcerato o costretto in una diaspora di milioni di rifugiati che occupano interi ghetti negli stati attorno a una Palestina colonizzata con le stesse abiette disposizioni di fine ottocento e inizio novecento. Il ricordo va alla “guerra d'Africa”, che vide contrapposti il Regno d'Italia e l'Impero d'Etiopia. Si svolse di fatto tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936. Le operazioni da parte italiana furono condotte inizialmente dal generale Emilio De Bono, che in seguito fu sostituito dal maresciallo Pietro Badoglio, “perché più deciso”!


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