Home BiografiaBibliografiaArticoliContatto
 


Gli anziani non sono animali, non vanno in letargo!

Di Arnaldo Alberti


Va un plauso a Fiorenzo Cotti, ad Annie Griessen Cotti che con Pierluigi Zanchi hanno inoltrato alla I corte di diritto pubblico del Tribunale federale un ricorso contro la decisione governativa, presa con decreto esecutivo dal Consiglio di Stato, di annullare le elezioni comunali previste per il 5 aprile e di rinviarle al 2021. Lo stile che caratterizza il testo del rimedio di diritto conferma la comprensione, se non l’empatia, con chi oggi è colpito da una malasorte di dimensione tragica. Il tono del testo giuridico è l’esatto contrario di quello usato dal Comandante di polizia signor Cocchi che tratta, come se fossero animali, i trasgressori dell’obbligo di stare in casa. Perché il quadro odierno della sofferente società civile e della politica che dovrebbe gestirla, è inquietante. Prima di tutto dobbiamo constatare la mancanza d’umiltà di tutta la generazione digitale e soggetta acriticamente a principi tecnologici e a ideologie del profitto, del fare e dello strafare. Ancora, questa gente che sin qui ha disposto tutto secondo i propri interessi particolari, non ha dato nessun segno d’umiltà nel riconoscere d’essere stata clamorosamente sconfitta da un invisibile e infimo virus. Non posso che condividere quanto ha detto alcuni giorni fa alla TV italiana Massimo Cacciari: che alla fine della pandemia niente sarà più come prima e che tutti quelli che ci governano o amministrano dovrebbero andarsene a casa. Ma non solo oggi si sospendono addirittura i diritti costituzionali fondamentali, come s’è fatto col diritto di voto, ma sorprendentemente e paradossalmente, senza sconcertare nessuno, si discrimina, con divieti e minacce di sanzioni, una categoria di cittadini e cittadine che hanno l’unico stigma d’essere nati prima del 1. Gennaio del 1955. Ma scherziamo!? Per fortuna e quale segno di buon senso e umanità leggo una frase sulla lettera che mi ha scritto la segretaria del Patriziato di Davesco Soragno. Dice: “Stare in casa è un segno d’amore”. Chi ha ancora un poco di dignità e un minimo di sensibilità dovrebbe capire che l’unico e il solo modo accettabile di trattare gli anziani, ai quali si deve rispetto e un’attenzione che va ben oltre il modo autoritario di governare e decretare, è quello che tiene in gran conto la tenerezza, l’affettuosità, il calore, la dolcezza, soprattutto verso l’anziano seriamente minacciato e sicuro di morire se contagiato. Matteo Cocchi, comandante capo dello Stato Maggiore cantonale di Condotta, lo scorso 20 marzo ha dichiarato: “Gli over sessantacinque vadano un attimo in letargo, senza dover arrivare a imporre un coprifuoco” Un ordine seguito da una malcelata minaccia. Ebbene, voglio invitare questo signore a scusarsi ufficialmente e a rileggere la storia svizzera, in particolare il capitolo che racconta del feldmaresciallo russo Aleksandr Vasil'evič Suvorov, e della sua campagna su territorio elvetico tra il settembre e l'ottobre del 1799. Era nato nel 1729, quindi per Cocchi, invece di scorrazzare sulle Alpi svizzere per scacciare Massena dalla Repubblica Elvetica, doveva essere da almeno cinque anni in letargo. Invece condusse truppe allo stremo, spesso sotto la neve, attraverso sette passi alpini fra i quali il Lucomagno, il Gottardo, il Chinvig, il Pragel e il Panix, lungo sentieri a precipizio, scavati nella roccia e quasi invisibili sotto le prime nevi. E’ testimoniato che: “La marcia sulle rocce aveva usurato le inadeguate calzature dei soldati, di cui molti erano ormai addirittura privi, le uniformi erano spesso a brandelli, fucili e baionette si arrugginivano per la continua umidità e gli uomini soffrivano la fame per la mancanza di adeguati rifornimenti.” Suvorov non mandava in letargo nessuno. Esigeva che i suoi subordinati avessero una chiara comprensione dell'essenza dei compiti che dovevano affrontare: il piano d'azione era spiegato correttamente agli ufficiali come ai semplici soldati, poiché "ogni soldato deve capire la sua manovra".

 

Home BiografiaBibliografiaArticoliContatto
 
 
Arnaldo Alberti © 2005 Tutti i diritti riservati