Capacità di giudizio a rimorchio
Di Arnaldo Alberti
Lo stordimento, dovuto a questa esagerata passione per uno Stato
nordamericano, è giunto fino al punto di rincitrullirci e indurci ad
assistere indifferenti quando si condanna chi offre, per pochi
soldi, prodotti contraffatti e nello stesso tempo giustifica il fatto di
vendere, solo a stati “amici” e per centinaia di milioni di franchi,
apparecchi taroccati.
laRegione-
4 Mar 2020
di Arnaldo Alberti, scrittore, membro dell’Associazione Svizzera-Cuba (*)
Da noi non è solo l’economia che va a rimorchio dei più forti come ai bei tempi di
Basilio Biucchi; oggi la capacità di giudizio è saldamente al traino di un’ideologia
populistica d’origine statunitense, imposta con particolare veemenza dall’attuale
presidente Donald Trump. Parliamo dell’onestà intellettuale o semplicemente
dell’integrità che separa le canaglie dai galantuomini. Il discernimento e
l’indipendenza fanno difetto persino in molti deputati che ci rappresentano a Berna.
In un recente dibattito televisivo si è parlato della Crypto Sa, un’azienda con sede a
Zugo di proprietà della Central Intelligence Agency (in italiano letteralmente:
Agenzia d’Informazioni Centrale, nota con la sigla Cia). È questa un’agenzia di
spionaggio civile del governo federale degli Stati Uniti d’America, che rivolge le sue
attività all’estero ai fini di conseguire gli obiettivi di dominio imperiale degli Usa.
Per capire la gravità di una situazione la Tv ha ripescato un anziano, com’è Dick
Marty che ci rappresentava alcuni decenni fa in Consiglio degli Stati. Per trovare, nel
bel mondo ticinese, un cristiano coerente con i valori promossi dai vangeli bisogna
ricorrere a una persona di cultura protestante, non credente, com’è il nostro anziano
senatore, riconosciuto in campo internazionale per il suo alto senso della giustizia.
Eppure ogni consigliere nazionale ha solennemente giurato “di adempiere
coscienziosamente gli obblighi inerenti al suo mandato”. Un amico mi ricorda che “adempiere coscienziosamente” presuppone la capacità di riflettere su se stesso
attribuendo ai propri atti un significato specifico, fondato sul senso di responsabilità,
sul rispetto dei valori tradizionali della vita e sull’assunzione della consapevolezza di
ciò che è bene e di ciò che è male, in ordine con i dettami dell’etica e della morale.
Per meglio identificare e fare chiarezza si può ridurre il problema della Crypto Sa a
qualcosa di molto semplice. L’impresa, produttrice di apparecchi per la cifratura e la
decifrazione di messaggi segreti, soprattutto favorita dal fatto d’essere un’azienda
situata nella Svizzera neutrale, ha venduto allegramente alla maggior parte di Stati
dell’“occidente” un prodotto taroccato dalla Cia. È curioso il comportamento di nostri
compatrioti quando giustificano affari poco puliti e paradossalmente si nutrono quasi
tutti del mito di Guglielmo Tell. Il nostro eroe nazionale che si erse fiero a
combattere l’imperialismo degli Asburgo, oggi è sostituito dai dozzinali palazzinari
americani e dagli assidui e compulsivi frequentatori di Wall Street. In sintesi noi
adoriamo gli americani con un amore che ci acceca. Abbiamo abbandonato il latino,
una lingua imperiale che ci comunicava tante cose preziose, abbiamo adottato per
sostituirlo l’inglese, l’attuale lingua dominante e abbiamo corrotto il nostro idioma
con anglicismi che lo degradano invece di arricchirlo.
Lo stordimento, dovuto a questa esagerata passione per uno Stato nordamericano, è giunto fino al punto di rincitrullirci e indurci ad assistere indifferenti quando si
condanna chi offre, per pochi soldi, prodotti contraffatti e nello stesso tempo
giustifica il fatto di vendere, solo a stati “amici” e per centinaia di milioni di franchi,
apparecchi taroccati. È innegabile il fascino espresso dalle macchine che codificano
i messaggi destinati ai servizi segreti dei vari stati. Per gli agenti della Cia l’ineffabile
piacere di leggere, a insaputa degli scriventi, cosa si comunicano fra loro i servizi
segreti dei vari stati europei e sudamericani è paragonabile al vizio del guardone
che spia amici e nemici dal buco della serratura ai fini di condurre operazioni di
carattere e moralità inqualificabili. Questo voyeurismo è un vizio oscuro: ha
condizionato e provocato situazioni di conflitti sfociati in violenze, eccidi e bagni di
sangue. Citiamo ad esempio le stragi avvenute in Cile nel 1973 e in Argentina nel
1976.
(*)Arnaldo Alberti è nato a Brissago, sul lago Maggiore, nel
1936. Esordisce nel 1954 con una novella premiata. Scrive
romanzi, racconti, drammi per la radio e collabora a periodici
e giornali della Svizzera italiana. Alberti è da sempre legato
alla forma del romanzo. Nel 1995 ha scritto CH 91, dedicato al
furto di un quadro, e nel 2005 il romanzo d'ispirazione
storica Evviva il duce. In precedenza sono stati pubblicati «La famiglia di Beatrice», con il quale ha ottenuto il «Premio
Ascona 1983», e Via Sant'Antonio. Questi due romanzi, assieme
all'inedito Giusquiamo del 1962, sono ora raccolti in un
volume dal titolo Trilogia di Locarno, uscito nel 2010
dall'editore NEM. Di lui Giovanni Orelli afferma: «[…] quando
l'Alberti concede spazio eccessivo al politologo, la sua
scrittura si fa meno controllata. Al contrario, e i casi sono
molto più frequenti, quando il narratore asseconda la sua
inventiva la pagina si anima vittoriosamente. Fermare il tempo è ambizione della dimensione fiabesca e Arnaldo Alberti è un
innamorato della fiaba». Lo storico dell'arte Dalmazio
Ambrosioni, dal canto suo, scrive che Arnaldo Albertiè scrittore impegnato nel senso di engagé. Scrive cose che gli
intellettuali hanno smesso di dire e gli scrittori di
scrivere, perché questi non sono tempi né luoghi. Cosicché in 18 racconti (Ed. Ulivo, 2012), […] emerge con insistenza il
senso della storia e di giorni, i nostri, nei quali non esiste
alcun buon motivo per lasciar perdere. Viene in mente «la
pigna svuotata dei pinoli» di Eugenio Montale: Senza
l'identità…. Sulla pubblicazione 18 racconti l'editore scrive:
«Arnaldo Alberti raccoglie qui, per la prima volta in volume,
diciotto dei racconti la cui stesura ha accompagnato, lungo
gli anni, la sua notevole attività letteraria. La triplice
ripartizione seguita – racconti del presente, del passato e
senza tempo – intende privilegiare, appunto, la categoria «tempo», abbracciando in una sintesi ideale quegli aspetti
problematici della realtà contingente che, da sempre, hanno
appassionato l'Alberti scrittore di «storie». E si tratta di
storie che, anche quando indagano momenti del passato
particolarmente significativi per i luoghi di pertinenza o si
soffermano su vicende e situazioni attuali di costume,
prefigurano, sia pure indirettamente, un futuro finalmente
libero dai numerosi condizionamenti della nostra epoca.
https://www.viceversaletteratura.ch/author/18261 ‹ Per la Cina, versi e primavera. Un libro bilingue con testi di poeti cubani e cinesi
Pubblicato in Attualità, Internazionale, Svizzera