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Cattoleghismo
Di Arnaldo Alberti


Perché il liberalismo ticinese è sopravvissuto per novant’anni a quello italiano? Fu il liberale Giolitti a consegnare il potere a Mussolini; colui che tollerò le azioni delle squadre fasciste e nel 1922 votò in favore del governo del Duce. Se si analizzano gli eventi dell’Italia dei primi decenni del secolo scorso, s’incontrano forti analogie con la nostra politica degli ultimi venti anni. I valori in gioco sono gli stessi. La differenza sta nel carattere grottesco dei nostri protagonisti.


I valori nel mondo cristiano, generati dai quattro secoli di classicità che precedono la nostra era e dai due millenni successivi, sono sempre gli stessi. Si riassumono nella coscienza che ogni uomo o donna ha della propria condizione. Se si legge la storia degli individui nel territorio a sud delle alpi, s’incontra una successione di momenti di sofferenza più che di gioia, di tristezza più che di felicità. Lasciamo la fede, religiosa o politica, nell’intimo della coscienza individuale per riflettere sugli eventi che hanno marcato profondamente il collettivo. Un’analisi dell’anima del popolo rende evidente quanto, cinque secoli fa, fu rovinosa la Controriforma diretta da Pio IV aiutato dal nipote Carlo Borromeo. Il Concilio di Trento ha sottratto il diritto della persona di colloquiare con il suo dio senza l’intermediazione del potere religioso o politico. Si dovette attendere più di tre secoli per avere un altro raggio di sole. Le rivoluzioni liberali del 19mo secolo, ispirate dall’Illuminismo, determinarono un lungo periodo edificante nel quale si riconoscono due fasi storiche distinte: la prima che istituì lo Stato moderno sulla base della Costituzione del 1874 e la seconda, iniziata nell’immediato dopoguerra e durata fintanto che tenne l’alleanza fra liberali e socialisti, promotori di uno Stato laico nel quale la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà avevano ancora un senso. Poi, lentamente e inesorabilmente, iniziò l’eclisse liberale che portò alla penombra e all’oscurità attuali. I sintomi di questo male nel Ticino hanno radici profonde: la fascistizzazione ha agito nel corpo sociale come un tumore lento, con metastasi diffuse. L’anamnesi comprende la mancata nomina del Franscini nel 1854 nel Consiglio Nazionale e la bocciatura ticinese della Costituzione del 1874. Continua, nel secolo scorso, con la scissione del partito liberale seguita da una riunificazione più di facciata che fatta con franca convinzione. Poi il colpo di grazia fu l’abiura da parte del PLRT del liberalismo dei lumi e della ragione e l’assunzione dei dogmi del liberismo. Lo storico Emilio Gentile, nel suo recente libro “E fu subito regime”, dà gli elementi per la comprensione e il giudizio di ciò che sempre ci sorprende: il Ticino non è mai stato un Cantone liberale se non nei momenti in cui le circostanze imposero il metodo e i valori liberali. Napoleone, l’influsso dei cantoni protestanti economicamente forti, il dramma della guerra e della caduta del fascismo, hanno imposto una dottrina laica liberale che non ha mai conquistato l’anima della maggioranza dei ticinesi. La ritualità, anche nella gestione del PLRT, ha prevalso sulla dialettica interna, così come il dogmatismo liberista, legato al dominio degli Stati Uniti, ha scardinato i valori democratici e istituito avide aristocrazie del denaro. La sostanza laica è stata sopraffatta dalla sacralizzazione di una politica scivolata verso metodi fascisti. Sulla Lega s’è detto tutto per tener nascosto l’essenziale. L’essenza del movimento non è svelata perché apparirebbe grottesca. E’ costituita dai riti di Bossi con l’acqua del Po, dai sorvoli in elicottero di Borradori su una Padania allora con un PIL da sogno, dagli abbracci del Nano con Bossi, dalle carovane di auto che scendono dalla Leventina e sostituiscono le processioni religiose, dalle bandiere e dalle camicie verdi che ricordano quelle nere e quelle brune. Scavando in questa direzione si può capire la simpatia e la condivisione di metodi e d’ideali fra i cattolici di CL e i leghisti. Importante per loro è la ripetizione ossessiva di riti, sia politici che religiosi, che si equivalgono nella sostanza e nel fine: quello di sostituire la fatica del dibattito e dell’uso della ragione con una sacralizzazione della persona e del suo agire nella politica.


Storico Gentile allievo di De Felice
Vangelo intimo, chiesa di massa
Sacralità della politica
Manifestazioni di massa
Liberalismo italiano, Giolitti, fascismo= un socialista scontento e frustrato
Libertà, uguaglianza, fratellanza
Figli dell’età classica e del vangelo
Rivoluzione incompiuta
Comunismo, ramo della rivoluzione liberale
Conservatore cristiano a PSA (intellettuali, università di Friborgo)
Liberale a socialista (Romeo Manzoni) Percorsi virtuosi di coscienza, contributo della ragione
Italia, Stato imperiale
Ticino, Padania ricca, indipendente e leghista
Sacralizzazione dei riti celtici, Bossi, camice verdi
Frustrazione degli immigrati fatti svizzeri, Berlusconismo, Tito Tettamanti

 

 

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