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Orgoglio liberale
Di Arnaldo Alberti


Il rifiuto di Laura Sadis di candidarsi per il governo è un modo efficace e concreto per ripristinare l’orgoglio liberale, compromesso da un clima di sfiducia che regna nei rapporti fra i dirigenti del PLRT. Un partito questo, come del resto tutto un cantone, in cui troppi eventi si rimuovono dalla memoria e dalla coscienza, quasi sempre in modo organico agli interessi particolari di pochi. Appena alcuni mesi fa sul Mattino, poi subito e di riflesso sui due quotidiani più letti, si leggeva a titoli cubitali: “Fuori Sadis dal governo e dentro Vitta!”. L’umiliazione di lasciar designare il rappresentante del partito liberale in Consiglio di Stato al movimento leghista non destò nessuna reazione pubblica evidente. Anzi, dirigenti di rango elevato del partito fecero di tutto e di più per assoggettarsi al diktat dei Bignasca. Vitta, dal canto suo, ed è un peccato, mai si dissociò pubblicamente o scrisse di rifiutare questo aiuto che evidentemente, oltre che essere oltraggioso per la signora Sadis, pregiudica nella corsa al governo il successo degli altri candidati, riducendoli a ruoli di comparse. Perciò personalmente non condivido l’opinione di chi afferma che, escluso Vitta, gli altri quattro candidati, oggi ridotti a tre, non siano in grado di focalizzare o ottenere la fiducia degli elettori. E’ sufficiente uno sguardo sulla persona e la personalità di almeno due degli eletti di quattro anni fa per capire che il requisito per il successo è semplicemente l’adesione incondizionata al populismo, sempre ai limiti di un neofascismo nutrito di demagogia, di razzismo, di xenofobia e d’altro. Quindi il fatto d’essere “diversi” e d’altra matrice politica che s’ispira a dei valori è un merito, non un difetto.
Preoccupante, per chi guarda in faccia la realtà, è il fatto di riconoscere passivamente nella Lega, per la buona pace dei circoli finanziari e reazionari di Lugano, il partito egemone del Cantone. Questa condotta non è nuova per il PLR. A livello federale, Pelli che ben conosceva la differenza sostanziale degli intenti e dei valori condivisi fra il PLR ticinese e il partito liberale svizzero, perché da giovane ne aveva vissuto i momenti di gloria determinati dall’era Zorzi, Speziali, Guglielmetti, Paride e Ferruccio Pelli con il PLRT presieduto da Olgiati, per ragioni di opportunità e per le pressioni dei circoli economici della Confederazione, posizionò il partito nel ruolo di vicario dell’UDC, imitandone gli atteggiamenti e trascurando il fatto che gli elettori votano l’originale del modello proposto, non la copia. Cosi che per un paio di decenni il PLR svizzero perse voti e da partito preminente si ridusse al ruolo di minoranza a rimorchio dell’UDC. Nel Cantone, simultaneamente si poteva osservare il fenomeno di un PST indisturbato che occupava tutti gli spazi della sinistra democratica e s’attribuiva la difesa dei principi ,definiti nell’era dei lumi, di libertà, uguaglianza e solidarietà, che per decenni nel secolo scorso erano custoditi dai radicali in virtù della loro storia e tradizione. Il valore simbolico del gesto di Laura Sadis sta in gran parte nel rifiuto di un modo intollerabile di far politica e per finalmente cancellare l’attuale, imbarazzante qualifica del PLRT d’essere il partito degli affari, o dedito esclusivamente al ruolo riduttivo di agenzia di collocamento elettorale. Le similitudini fra UDC e Lega con le derive naziste e fasciste del secolo scorso sono così evidenti che non basta l’affermazione secondo la quale la storia non si ripete per negarne o confermarne la reale presenza. Blocher ha lasciato il parlamento in modo sprezzante, affermando che è un consesso in cui si chiacchera e si perde tempo. L’odio etnico, lo spregio per i sindacati e per i funzionari pubblici, le contrapposizioni a carattere religioso, il provocare situazioni di conflitto fra chi lavora al di qua e al di là del confine, il mancato rispetto dello stato di diritto e il lento sgretolamento dell’istituzione statale e pubblica, sono cose e azioni da manuale di una destra con velleità nazifasciste. Gobbi, dopo aver promesso solennemente di rispettare la legge, ha violato clamorosamente la Convenzione dei diritti del fanciullo; la Lega e l’UDC vogliono ora addirittura disdire la Convenzione dei diritti dell’uomo, anch’essa una creatura squisitamente liberale, ai fini d’aver mano libera e ridurre
la Svizzera sull’orlo di quel baratro in cui stava la Repubblica di Weimar prima dell’avvento del nazismo o l’ Italia, con il liberale Giolitti e il conservatore Salandra quando consegnarono il potere a Benito Mussolini. Gli storici queste cose dovrebbero ricordarle invece di evitare nelle loro analisi, forse per paura, percorsi che provocano sempre virulente reazioni in chi è chiamato in causa. La posta in gioco è molto alta e ciò che il rifiuto di Laura Sadis rappresenta, va oltre la contingenza politica e amministrativa momentanea dello Stato. Ritrovato l’orgoglio, il PLRT, unitamente agli altri partiti storici, anch’essi tenuti a compiere un’analisi seria del loro stato e del loro operare politico, può ancora reinserirsi come attore di diritto nella conduzione del paese verso obiettivi degni del suo passato e della sua storia.

 

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