Evviva il Duce - Arnaldo Alberti (2005)
Quanto può incidere l’imprevedibile e breve ospitalità offerta a un personaggio storico come Mussolini sulle vicende quotidiane di una facoltosa famiglia della Locarno degli anni Venti? A questa domanda ha dato risposta Arnaldo Alberti con Evviva il Duce, il suo nuovo e sorprendente romanzo d’ispirazione storica che, grazie all’originale impianto della narrazione, tocca i toni epico-leggendari delle saghe familiari.
Il punto focale da cui si irradiano i vari momenti della storia è la venuta del Duce a Locarno in occasione della Conferenza della Pace svoltasi nell’ottobre del 1925. Per la “piccola e triste” città svizzera del Canton Ticino si tratta di un evento irripetibile, da cui trarre notorietà internazionale ed espansione economica. La circostanza è motivo di gloria e prestigio sociale per i Marinelli (Farinelli nella realtà storica) chiamati ad offrire al capo del fascismo e del governo italiano ospitalità nella villa di famiglia.
Varia e sorprendente è la costellazione dei personaggi trattati, con mano precisa e sicura, da Alberti. Centrale è il “vecchio” Giovanni Marinelli, padrone dei mulini del Delta della Maggia, intorno al quale ruotano tutti gli altri personaggi: Matilde, la moglie impegnata nel proprio ruolo di padrona di casa, illusa dal potere del marito ma disillusa dalla vita coniugale; Lea, la figlia pazza di cui è dubbia la paternità naturale e che gira nuda per casa animata da irrefrenabile spirito di ribellione; il figlio Umberto, destinato a un’esistenza inetta, fallimentare. Non meno importante è il personaggio di Sandra, detta la Trecciaiola, che per molti aspetti rappresenta la coscienza critica, libertaria, della parte piú umile e piú sfruttata del popolo delle valli locarnesi.
Evviva il Duce svolge e avvolge azioni, personaggi e cose in un inarrestabile movimento a spirale, che è poi lo stesso movimento della Storia, dove tutto comincia e finisce, per poi tornare ciclicamente con nuove, e forse peggiori, sembianze. È questo, per Alberti, il modo migliore per esprimere la propria concezione della vita e per gettare, da sicuro moralista, uno sguardo sul presente parlando del passato.